Charlie Parker – Il Tempo

Non è mai, che ti senti davvero pronto. Lester, Ben, i miei grandi maestri. Il sublime dietro il fumo nello Storyville. E mia madre sei mesi fa, che mi arriva con un nuovo sax. Le chiavi non chiudono bene, ma io lo penso come un King. Uno standard mi balla nella testa e nelle dita. Poi ascolto loro… Grigio che mi grida dentro e appiccica come colla lungo i tendini. Se ci provo e provo ancora, mi allontano da dentro me e da quello che sentivo già mio. Suono dico, oltre lo strapiombo, ma so che mento. Adesso che ho riprovato ancora, di quella dannata progressione non mi appartiene neanche più una nota. Ma quella ‘jam’ io la voglio fare, sono mesi che mi preparo. Gershwin. Medium tempo, si può fare. Il fumo è basso, il quartetto suona da più di un’ora e ha sfrondato l’aria. Adesso c’è un oblò sulla mia voglia di volare, come un gabbiano sulla baia. Jo Jones è alla batteria, è lui che mi dice ok, salta su. Non ho tempo di notare che la gola è stretta e mordo l’anciacome un cane per non tremare, per non farmela addosso. Bene il primo chorus, sono sollevato. Attacco con il secondo. Jo mi guarda. Un istante, e ho perso la connessione. Jo ferma la musica, tutti prendono a ridere e lui stacca unpiatto dalla batteria e me lo tira lì davanti. Vai a tempo! Non smonto nemmeno il keever e me ne vado in fretta col sax nascosto sotto la giacca. Piango. Fuori piovono gocce minuscole e grigie. Poi, solo il vicolo… e i miei passi che ci camminano stonati. Ma io lo so, che tornerò a volare.

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